Vietri sul Mare e le sue ceramiche
L’autostrada Napoli-Salerno all’improvviso assume le fattezze morbide delle insenature. La terra s’arrocca lasciando spazio all’acqua. La sosta alla prima terrazza è d’obbligo. L’intenso blu del mare invade gli occhi provocando in chi osserva un irrefrenabile desiderio di immergersi. L’iridescente cupola maiolicata della chiesa di San Giovanni Battista e la facciata dell’Arciconfraternita dell’Annunziata e del Rosario non lasciano dubbi. Si è giunti a Vietri sul Mare, il cui centro abitato si estende a ridosso della costa, mentre la zona marina si affaccia sul mare. La cupola cinquecentesca della chiesa dedicata al Santo Patrono, rivestita da centinaia di scandole, maioliche a forma di pesce dal colore giallo, verde e azzurro, non passano inosservate né da terra né dal mare. I vicoletti raccontano un passato fatto di esperti artigiani, abili nel lavorare il ferro e il vetro, sapienti nel fare barche, estrosi e raffinati nel decorare la ceramica. Vietri sul Mare storicamente è identificata con l'antica Marcina, insediamento costiero prima etrusco-sannita e poi porto romano. Dove fosse collocata non è ancora del tutto chiaro anche se l'ipotesi più diffusa indica nel borgo di Marina di Vietri, per la precisione nella valle del fiume Bonea alle falde del Monte San Liberatore, la sua presunta collocazione. Le vecchie carte nautiche indicavano la rada vietrese come punto di riparo dal vento di libeccio, tanto che ancora oggi nelle case e nelle chiese si trovano piccoli vascelli di argilla, ex voto per gli scampati naufragi.
A Marina di Vietri c’erano i maestri d'ascia, artigiani capaci di tagliare e sagomare il legno occorrente per realizzare le ossature delle cianciole, tipiche imbarcazioni usate per la pesca d’alici. Caratteristico è anche il gozzo, a cui gli artigiani sagomavano le prue e dosavano la lunghezza in base alla forza del mare nel quale navigare. Ma simbolo della cittadina, porta d’accesso alla Costiera Amalfitana, territorio unico tutelato dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, è la ceramica, introdotta nel tardo Rinascimento grazie ai Principi Sanseverino. Fu intorno al Seicento che la produzione e il decoro della ceramica iniziarono a ornare anche i pavimenti. Tra l'Ottocento e il Novecento, attraverso alterne vicende, la produzione artigianale raggiunse caratteristiche qualitative e dimensionali uniche in un prodotto altamente apprezzato che si identifica col nome di ceramica vietrese. Uno dei meriti di Vietri è l’aver lasciato che la propria tradizione artistica fosse contaminata positivamente dall’esterno. Esempio emblematico di ciò è l’influenza tedesca, durante la seconda guerra mondiale. Dopo lo sbarco degli alleati, nel 1943, e la fine della guerra, molti tedeschi decisero di fermarsi a Vietri sul Mare, affascinati dal clima mite e dallo stile di vita mediterraneo. Esperti chimici, trasferirono il loro sapere nell’arte della ceramica vietrese, dando vita a colori e sfumature definiti irripetibili, tra cui il giallo di Vietri, che ricorda quello dei profumati limoni. La figura tipica nelle ceramiche vietresi? Il ciucciariello, l’asinello, usato per trasportare persone e cose tra Vietri e le frazioni alte. È tra i soggetti che decorano i piatti con i disegni d’ animali, simpatici da mettere in tavola.
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